lunedì 18 marzo 2013

New York: una promessa d'amore.

Sono sempre stata una fanatica di New York, sin dall'età di 5 anni quando vidi per la prima volta "Mamma ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York" con il non più angelico Macaulay Culkin.
Il Plaza, le luci, i palazzi, i grattacieli, Central Park, il mega negozio di giocatoli. Sapevo leggere e scrivere da poco, ma sapevo che prima o poi quelle strade le avrei attraversate anch'io.
Nel corso degli anni il mio amore platonico per la Big Apple è cresciuto a dismisura grazie alle serie televisive anni '90 che per me hanno fatto la storia: "Friends" e "Sex and the City".
Aggiungete che non ho mai perso un episodio di "Gossip Girl", seguo di pari passo alle uscite negli U.S.A. "Girls", "The Carrie Diaries" (prequel di SaTC) e da poche settimane anche "2 Broke Girls", tutte serie girate tra Manhattan e Brooklyn e comincerete a capire quanto desideravo atterrare al JFK Airport.




Finalmente il 7 Marzo ho preso il mio volo, assieme alla mia famiglia, per New York. Dopo 9 ore di volo, attesa bagagli, foto ricordo con Gianni Morandi incontrato all'aeroporto, e due ore di taxi, sono arrivata al mio hotel: Park Central, tra la 7th Avenue e la 55th street.
Vista la fortuna degli Uccello's ci ha accolti la neve. Ma non quattro fiocchi per rendere tutto più romantico! Bufera, tempesta, di quelle che ti taglia la faccia per il freddo!
Cena veloce nel diner più vicino e subito a letto stremati dal volo interminabile e scomodo ( ALITALIA I VOLI INTERCONTINENTALI NON SONO COSA TUA!).
Ed ecco come mi sono goduta la mia New York:
Day #1 [8-3-13]: La giornata non poteva non iniziare con una super mega extra calorica colazione a base di pancakes, scrambled eggs and bacon!



Sciroppo d'acero e burro come se esistessero le coronarie!
Super imbottiti e con più zuccheri nel sangue di Yoghi dopo un barattolo di Miele, abbiamo scelto come prima meta il MoMA. Un museo di arte contemporanea (Ma vah) P A Z Z E S C O e organizzatissimo. In quasi quattro ore siamo riusciti a visitarlo completamente e vi assicuro che dentro c'era più confusione dell'Auchan la domenica pomeriggio. Gente da tutto il mondo, di tutte le età e dai più svariati interessi curiosa di ammirare le opere degli artisti più importanti degli ultimi 150 anni! Abbiamo avuto la fortuna di beccare l'esposizione temporanea dell'urlo di Munch.

Terminata la visita al museo, esattamente di fronte alle porte di ingresso, i miei occhi hanno cominciato ad allargarsi sempre di più e senza che me ne rendessi conto mi sono ritrovata a sbavare davanti alla vetrina del negozio del Signor Manolo Blanhik.



Day #2: Dopo la seconda colazione leggera e per niente burrosa, abbiamo finalmente potuto passeggiare per le Avenues di New York, riscaldati da un timido sole primaverile (12 gradi mi sono sembrati taaaanti e caaaaldi), diretti a CENTRAL PARK. Ma prima di arrivare al famoso parco, dopo dieci anni di attesa ero lì: la 5th Avenue era finalmente sotto ai miei piedi: Louis Vuitton, Tiffany & Co, Versace, Dolce & Gabbana (da leggere Dolci en Gabana), Abercrombie & Fitch (da me ribattezzato & Minchie per l'incapacità dei commessi facilmente paragonabili a membri maschili molli), Chanel & Dior all'angolo con la 57th street, Apple Store, il Plaza dove alloggiava il caro Macaulay, per arrivare all'ingresso di Central Park ancora un po' innevato. Mi aspettavo distese infinite d'erba, ma a causa dell'uragano Sandy, il manto era in manutenzione e abbiamo potuto godere solo dei vialetti. Ma penso che ai newyorkesi frega davvero poco della limitazione estetica del loro parco! Loro vanno lì solo per correre! Uomini e donne di tutte le taglie, più abbondanti che slim, lì a correre all'impazzata grondanti di sudore a maniche corte, shorts, top, canottiere o a petto nudo. Io ho mangiato noccioline e mandorle zuccherate, biasimandoli e giudicandoli.
Usciti dal parco, ci siamo soffermati ad ammirare la singolare struttura del Guggheneim Museum, proseguendo sulla Madison Avenue, dove ho avuto un secondo infarti di fronte alla boutique di Monsieur "Christian Louboutin". Fila sul marciapiede come se vendessero chupa chups scontati!




La sera è stato il turno della pizzeria "Angelo's", con portone di ingresso attaccato al teatro in cui David Letterman registra il suo famoso 'Late Show' e locale in cui Letterman e Madonna hanno cenato assieme poco tempo fa. La pizza con i Pepperoni, ovvero un salume di carne mista di vitello e maiale ricoperto da kili di pepe nero ( i peperoni in inglese sono Peppers, non fatevi cogliere impreparati), mi è più o meno piaciuta. Non è paragonabile alla nostra, ma ha un gusto tutto suo gradevole.
Penultima tappa della serata: Times Square. Tantissimi monitor dalle luci sparaflescianti che ripropongono continuamente pubblicità, fotografie, inquadrature dei passanti.. Impossibile non rimanere imbambolati dalle immagini.


Stanchi ma non ancora stremati, mio fratello ed io abbiamo concluso il nostro sabato sera con un'ottima birra all'Irish Pub "Three Monkeys".


Day #3: Graziati dal tempo, abbiamo preso per la prima e ultima volta la metro per Soho. Ultima volta a causa della disorganizzazione delle macchinette che emettono i biglietti, puzza nei vagoni per niente ben frequentati, e costo del biglietto affatto conveniente: 2.75 dollari a corsa che sommati per 5 ( membri della Uccello's family) fa quasi 15 dollari. In media anche 20-30 minuti di percorso in taxi si aggirano intorno ai 18-20 dollari. A voi le facili conclusioni. I quartieri di Soho e Noho ( South and North of Houston Street) sono molto carini, molto più rilassati e meno commerciali di Midtown. Anche se moltissimi store di note griffe stanno aprendo sedi anche lì, si respira un'aria meno turistica. Sarà anche grazie alla presenza di molti studenti e molte librerie universitarie legate alla New York University che si trova proprio in questi quartieri.
Pranzo veloce con sorpresa annessa: i newyorkesi scoreggiano con nonchalanche nei bagni dei ristoranti come se si trovassero nei loro gabinetti privati.
Ricaricati e con le mascelle doloranti per le risa a causa della scioccante abitudine, siamo arrivati al Brooklyn Bridge per arrivare a Dumbo, la zona più esterna di Brooklyn, quartiere di Dan Humphrey, che si affaccia sul fiume Hudson. Infreddoliti ma troppo carichi, sulle famose panchine riproposte in centinai di film, abbiamo aspettato il tramonto, ammirando il sole scendere sulla Statua della Libertà.




Day #4: Qualche Waffles e Muffins dopo, abbiamo scelto come mete il Rockefeller Center, Grand Central Terminal (mille milioni di film sono stati girati nel salone centrale della stazione, come 'Gli Intoccabili' e un flashmob di 'Friends with Benefits'), l'Empire State Building, la New York Public Library (esatto, dove non si sposano Carrie e Big), Madison Square Garden ed infine Macy's.
La pista da pattinaggio su ghiaccio a Rockefeller Plaza è microscopica e oltremodo pericolosa per le mie abilità fisico-motorie, lasciare un femore a New York non era nei miei piani. Mi sono limitata a deridere chi si schiantava con il lato b sul ghiaccio.

Pur essendo molto attratti a salire sul 'Top of the Rock', ovvero la punta del Rockefeller, abbiamo preferito spostarci all'Osservatorio all'86esimo piano del grattacielo più alto di New York: l'Empire State. Solo le Twin Towers erano riuscite a battere questo colosso. Ahinoi l'Empire ha riottenuto il primato nel più tragico dei modi. Il panorama da lassù è amazing! Tutta Manhattan e i quartieri che la circondano a portata di occhio. Central Park sembrava essere una grande piscina verde. Il freddo e il vento ci  hanno abbastanza scombussolati, urgeva riparo in posto caldo. La scelta è caduta sulla grande catena di negozi multimarca 'Macy's'. Che errore, che perdita di tempo, che noia. La Rinascente di Catania in via Etnea da più soddisfazioni. Unica nota positiva? La velocità di commessi e commesse nel portare il capo o accessorio richiesto. Ma fidatevi, non vale assolutamente la pena visitarlo!
In prima serata ci siamo recati a Ground Zero. Vi consiglio però di visitarlo di giorno, se volete accedere al museo. Lasciarsi suggestionare da questo enorme spazio vuoto, spoglio, violentato, è veramente facile. Leggere le targhe dedicate ai pompieri sacrificatisi durante i salvataggi mi ha veramente turbato e commosso. Ma si respira anche una grande forza, tenacia instancabile che ha permesso alla città e ai cittadini di rialzarsi e di riprendersi la propria vita.
Ma anche a New York il Lunedì sera è Lunedì sera e tra il World Trade Center e Wall Street non c'era nemmeno un ristorante/fastfood/bar/buco/chiosco aperto per cenare.
Meno male che la Avenue del mio Hotel era piena di Diners e Deli Restaurant (una sorta di nostro Wok) e pur essendo le 23.30 passate abbiamo potuto addentare in nostri Cheeseburgers e French Fries.

Day #4: Diluvio+ vento=strade impraticabili, ergo "Metropolitan Museum". Non ricordo nemmeno quanti piani di museo che congiunge l'arte egiziana, greco-romana, africana, oceanica, medioevale, ottocentesca, moderna, contemporanea. Un toccasana per gli occhi e il cuore, un colpo d'accetta a tutte le dieci dita dei piedi. Ma mia madre ed io, assettate di shopping, dopo il museo ci siamo spostate al 'Time Warner Center' su Columbus Square (8th avenue), che Macy's può chiudere a confronto! Un mall molto elegante, a più piani, con il supermercato più bello e grande che abbia mai visto nella mia vita al piano inferiore.
Sempre più avide, siamo tornati sulla 5th Avenue. First Stop: Tiffany & Co. Accolte da un educatissimo maggiordomo, il quale ha augurato a me e mia madre che tutti i nostri sogni dentro la famosa gioielleria diventassero realtà, ho finalmente completato la mia parure 'Return to Tiffany Heart Tag' in sterling silver, acquistato la collanina. E dove potevamo finire dopo aver ammirato tutte le vetrine di Pret à porter e Haute Couture di fama mondiale? Da ZARA. Sì signori miei. Sulla 5th Avenue, presentata come la migliore boutique di Manhattan, si erge Zara. Uno store di 3 piani finemente arredato. La collezione P/E 2013 era disposta in modo tale da fare gola anche ad un Amish! E pur avendo 4 Zara tra Catania e Siracusa, ho acquistato il mio bellissimo Parka color verde militare sulla Quinta. [nella speranza che non venga scelto dalla direttrice dello store in Corso Matteotti di Ortigia-Siracusa. Tu, direttrice, mi leggi? Non lo ordinare che deve essere solo mio!!]
Bimbominkismo: livello incurabile
Non potevamo non cenare in un Japanese Restaurant. Vi consiglio il Blue Ribbon . Molto fine e ben frequentato.

Day #5[the last one], chiuse le valigie, ci siamo ancora una volta tuffati tra la folla della Quinta. Esausti dal cibo grasso, burroso, pesante, iperglucosato o ipercondito americano, ci siamo rifugiati in un'ottima pizzeria napoletana, con cuoco napoletano d.o.c.! E' più facile mangiare una buona pizza un Mercoledì qualsiasi alle 15 a New York, che il sabato sera in Ortigia, Siracusa, Italia.
Con il cuore piccolo piccolo, abbiamo caricato le nostre 10 valigie su un black Van guidato da una sudamericana che avrebbe tanto voluto ascoltare 'salsa e merengue' [stazione fissa sul monitor della sua radio] ma che per nostra fortuna ha tenuto l'opzione mute attiva per tutto il tragitto.


Giovedì 14 Marzo, alle ore 17 ero di nuovo a casa mia, a Floridia, 96014, Siracusa.

Dopo 4 giorni devo ancora smaltire il jet lag e superare la sindrome del ritorno. Vorrei piangere come i tizi della pubblicità Costa Crociere.

New York è da vedere, New York è da vivere. Penso che il primo viaggio importante da fare sia proprio questo. Prima di visitare l'Asia, il Sud America, la California, l'Oceania, il Kenya, non puoi non scegliere New York e farti travolgere dal suo meltin pot, dall'indifferenza dei newyorkesi bianchi che sfrecciano con le loro 24ore sulle avenues, dalle risate con i messicani che sono la vera forza lavoro di Manhattan, dal parlare quasi cantato dei commessi e commesse di colore, dalle trattative sui gadgets e souvenirs con gli indiani.
Ma le mie aspettative erano troppo alte. Dieci anni di sogni davanti a schermi tv o monitor di pc non possono trovare una soddisfazione totale con la realtà. New York è una città in restauro, in manutenzione. Moltissimi edifici, monumenti sono tutti in ripristino, pronti a competere con le città del terzo millennio che le hanno rubato il primato di 'Big Apple' nell'ultimo decennio. Noi Europei non possiamo facilmente essere stupiti a livello estetico. C'abbiamo il Colosseo, l'Arco di Trionfo, London Bridge e le coste e golfi più belli del mondo. Rimanere senza fiato ci viene un po' difficile, siamo pretenziosi e capricciosi. Ma il mio mito adesso è diventato realtà, e conserverò per sempre questo viaggio che mio padre ha voluto regalarci per festeggiare il suo venticinquesimo anno di matrimonio con la mia mamma, partendo tutti assieme, per divertirci, per conoscerci ancora di più, per ridere senza fine, per urlarci contro con la massima indifferenza di chi o cosa ci circondasse. 
New York, una promessa d'amore, lunga dieci anni, che durerà per sempre.