Tutta la nostra
puntata di oggi, Martedì 20 Marzo, si è concentrata sulla storia della
fotografia, sulla sua evoluzione e sulla cultura di fotografia analogica,
quindi in pellicola se vogliamo usare un linguaggio un po’ più basso, ovvero
linguaggio da utilizzare anche con me che sono completamente ignorante in
materia!
Con l’avvento del web 2.0, anche la concezione di fotografia
è cambiata! Non più fotografare per ricordare, per imprimere su carta un
ricordo in maniera indelebile, ma FOTOGRAFIA PER ESSERCI! Con gli smartphone e
la velocità della fotografia digitale, siamo portati più a fotografare per
dimostrare di esserci, di aver partecipato a qualcosa e dimostrare a tutti,
tramite social network, blog o qualsiasi altro mezzo, che anche noi c’eravamo!
Non è cambiato l’utilizzo, ma l’approccio con essa! Un approccio principalmente
consumistico e di partecipazione, SHARING SELVAGGIO oserei dire- di cui anch’io
purtroppo sono vittima!
E la fotografia analogica? Da quando non toccate con mano un
rullino, dei negativi? Io forse dai primi anni di Liceo, quando scambiavo con
le mie amiche i negativi per poter avere i doppioni di fotografie di gruppo e
conservarle. Conservarle, STAMPANDOLE! Che parola obsoleta, anzi meglio dire
che abitudine obsoleta! Pochi anni fa, se volevi vedere una fotografia
‘finita’, prima che esistessero i monitor delle digitali, o i cavetti per
passare le immagini al pc, si doveva portare il rullino allo studio più vicino
e aspettare di avere l’intero album in mano! QUANTE PESSIME POSE, ESPRESSIONI,
che sono rimaste impresse sulla carta lucida! Avevi solo una chance, quasi ad
occhi chiusi e non se ne poteva scoprire il risultato! Adesso invece possiamo
scattare più e più foto verso lo stesso soggetto e provare ad ottenere la
versione migliore senza ‘bruciare’ rullini interi con foto sfocate o smorfie
improponibili.
Quindi non è solo un cambiamento di mezzo, dall’analogico al
digitale, che è cambiato, ma la filosofia!
Ho chiesto ad un professionista, Valerio D’Urso, a proposito
dell’analogico a Catania o comunque in Italia e la risposta è stata la più
ovvia: Il mercato della fotografia analogica è ormai fermo! Domanda e offerta
sono quasi nulli. La qualità viene messa in secondo piano, favorendo tempi
veloci e costi ridotti. I fotografi professionisti preferiscono affidarsi al
digitale. Se prima le anteprime si facevano con le polaroid, i cui costi sono
sempre stati molto elevati, oggi il digitale mette tutto a portata di un clic.
Solo chi ha veramente la passione per la fotografia
analogica, crea un portfolio personale di scatti con rullino, quindi per
diletto. Chi con la fotografia ci vive,
e deve guadagnarci, preferisce il digitale. E non bisogna criticarne le scelta
poiché attraverso la lavorazione del file grezzo ( RAW) con Photoshop o
programmi simili, si possono esaltare al massimo i colori, la saturazione e
tutte le caratteristiche del prodotto finito, lavorando come in una ‘camera
chiara’ piuttosto che in camera oscura, che si utilizza per ‘impressione’ le
immagini da rullino a carta. E il lavoro in camera chiara è molto più semplice
perché puoi correggere o migliorare il prodotto anche dopo lo scatto, invece
con il lavoro analogico si dovevano prendere tutti gli accorgimenti prima di
scattare (luce, temperatura colore… )Quindi non bisogna screditare la qualità
del digitale, bensì vederlo come UNA CALLIGRAFIA DIVERSA DI UNA FOTOGRAFIA!
L’analogico avrà la propria, inimitabile – così come le imperfezioni della Lomo
o della Diana hanno la propria- così il digitale avrà la sua. Ed è solo con la
STAMPA che si potrà cogliere nella sua interezza la fotografia, non attraverso
monitor pc o fotocamera. laMAri vi
consiglia di spulciare tra gli archivi dei vostri computer, di scegliere le
immagini più significative del 2011 e di questi primi mesi del 2012 e ridare il
valore originale alla fotografia> LA STAMPA.
Ringrazio vivamente Valerio D’Urso che mi ha fornito le
informazioni necessarie J