martedì 29 gennaio 2013

Sorry doesn't seem to be the hardest word

Qualcuno cantava che la parola 'scusa' fosse una delle più difficili da pronunciare.
Personalmente credo sia una cazzata.
E' così facile scaricare tutte le proprie colpe e i propri sbagli su questa parola.
Quante volte io stessa l'ho usata quasi come gomma per cancellare via gli errori commessi. 'Scusa', puff, tutto risolto!
Quando le scuse valgono davvero?
Quando possono essere accettate?
E soprattutto quando non ha nemmeno senso farle?
Siamo umani, siamo egoisti e spesso superficiali. Siamo anche un po' scemi e sbagliamo.. Oh quanto sbagliamo.
Ma anche gli errori hanno il loro ranking.
Per un errore singolo, isolato, con valore 2-3 in una scala da 0 a 10, credo che le scuse valgano, ma più che scuse io le vedo più come un impegno a fare di meglio e a non commettere più lo stesso errore. Ma continuare con lo stesso atteggiamento per più e più tempo, con la stessa strafottenza e imperturbabilità di una mucca che pascola beata e felice là sui monti con Hannette, perché dovrebbe portare a chiedere perdono?! Se si è coscienti di ciò che si fa, di ciò che si é, perché chiedere scusa, quando poi non si sa associare una spiegazione plausibile a questa parola?! Perché sì signori miei, non é finita qui: anche nella categoria delle scuse, c'é una classifica. Ci sono diversi gradi di 'pentiti', di ipocriti coraggiosi che tentano di insabbiare le proprie colpe. Al gradino più basso del podio c'è il finto vigliacco che si arrende all'evidenza pronunciando la frase più intelligente di sempre: " Scusa, hai ragione. Sono un coglione." Se avessi avuto un euro nel corso di questi quasi 25 anni di vita ogni qual volta che l'ho sentita, adesso sarei alle Barbados a sculettare e bere birra con Rihanna. Al secondo posto abbiamo gli sbadati amanti de "Scusa, ma è capitato.." Le classiche catastrofi naturali dalle quali non riesci proprio a fuggire! And The last, but the most important: il duro un po' arrogante che si gioca la carta de " Scusa, ma sono fatto così!" Ma fatto come? Di cacca sei fatto! A tutti gli impavidi che hanno l'ardire di pronunciare queste frasi, farei un sole piatti che non se lo scordano mai più.
Ho scritto al maschile semplicemente per una maggiore chiarezza del messaggio, non per discriminare un intero genere, anche perché la beffa più grande di tutta questa bella menata é una sola: sono una 'pentita' cronica anch'io e ho pronunciato tutti e tre gli anatemi senza ritegno. Anatemi sì, perché spesso feriscono più di un sano, sincero e liberatorio VAFFANCULO.
Come si può uscire da questo tunnel di scuse tormentate e non del tutto sincere?
Penso solo in un modo: valutando l'importanza che ha per noi la persone o le persone verso cui abbiamo sbagliato, cercando di rimediare con i fatti e non con le parole, che a volte non servono ad una beata cippa.
Dovremmo essere più onesti, in primis con noi stessi.
Non so se riuscirò ad uscire da questo circolo vizioso, seguendo i miei stessi consigli, ma sta di fatto che le scuse con nonchalanche non le faccio più, mi mordo la lingua piuttosto.

I classici pensieri delle 2.18.